Podcast ep.1 di Evoluzione Mentale

episodio 01 della serie Evoluzione Mentale

Cari amici,

ben ritrovati.

E’ passato molto tempo dall’ultimo podcast, ma non mi sono dimenticato della promessa che ho fatto nelle ultime registrazioni: e cioè, andare a descrivere la soluzione sociale, per una migliore sopravvivenza, che avevo identificato con una comunità che poteva normarsi come cooperativa ONLUS.

Quindi trovare una location che permettesse la convivenza dei nuovi Gilanici e la creazione di una cooperativa ONLUS per giustificare e inquadrare le attività nei confronti dello stato ospitante.

Ero arrivato alla conclusione che, per tornare ad una civiltà di cooperazione fosse indispensabile riunirsi in comunità di persone con gli stessi ideali e prospettive, ed avevo promesso di approfondire la forma ed il modo.

Ma come è mia abitudine, prima di parlare a livello teorico, volevo toccare con mano una o più realizzazioni concrete. Qualcosa di esistente che rispecchiasse quell’ideale e, nel caso non ci fosse, provare a costituirlo.

E’ stata una lunga ricerca ed una intensa sperimentazione che non ha dato l’esito che speravo.

La conclusione a cui sono giunto dopo quasi un anno di ricerche è che, per l’uomo del 21.mo secolo, una comunità di vera cooperazione Gilanica, è un livello di difficoltà troppo grande, e di conseguenza pochissimi sono in grado di sperimentarla.

E per uomo del 21.simo secolo non intendo solo l’uomo medio, ma anche i cosidetti ribelli e quelli che si considerano “consapevoli”.

E’ molto curioso vedere quante persone si considerano consapevoli, ma nel momento in cui cerchi di capire cose significa essere consapevoli emerge per lo più il disprezzo per gli altri o qualche informazione o conoscenza parziale.

Credo che valga la pena di chiarire questo concetto.

La consapevolezza è “l’abilità di percepire l’esistenza di qualcosa” ma è sempre riferita ad un soggetto e quindi parlare di consapevolezza in senso assoluto è certamente fuorviante. Siamo ancora in presenza di mezze verità. Infatti se si approfondiscono le consapevolezze di diverse persone si troveranno descrizioni di “consapevolezze” completamente diverse.

Nei mesi scorsi ho partecipato a diverse riunioni di persone che si consideravano tutti consapevoli e che volevano realizzare tutti lo stesso progetto di eco villaggio.

Ogni partecipante si considerava “consapevole” e pensava di partecipare in un gruppo unito dalla stessa consapevolezza. Ma nel momento in cui le discussioni iniziavano si assisteva ad una scena che ricordava molto da vicino la Babele Bibblica.

In realtà “la consapevolezza di essere consapevole” è la caratteristica che distingue l’essere umano, ma è sempre parziale e comunque legata ad uno o più soggetti o parte di questi.

Anche quando si parla della consapevolezza di se stessi si deve precisare e descrivere i confini di questa consapevolezza. Dentro di noi risiede l’infinito e dubito che chi asserisce di essere consapevole di se stesso percepisce l’esistenza di tali vastità.

Quindi consiglio a tutti molta umiltà e soprattutto di descrivere di cosa si è consapevoli.

Certamente si riuscirebbe ad evitare tante perdite di tempo. Tante riunioni che sfociano in inutili antagonismi.

Altrettanto curiose sono le affermazioni di bandiera come ad esempio : “oramai siamo in tanti consapevoli e questo sta cambiando il mondo”, oppure “il cambiamento è in atto perché le consapevolezze dell’umanità stanno aumentando” ecc. ecc.

Ora non discuto sul cambiamento, che è un fatto scontato. Nulla è immutabile!  Ma vorrei dire qualcosa sul fatto che stia andando nella direzione giusta.

Per dare un valore al cambiamento ed in particolar modo definire se questo è positivo o negativo dobbiamo decidere cosa mettere all’estremità degli assi cartesiani.

Visto che stiamo parlando di consapevolezza possiamo porre nell’asse x il livello di consapevolezza, nell’asse y il tempo e definire tante linee colorate quanti sono i soggetti sui quali misurare la consapevolezza media : ad esempio il soggetto della interdipendenza degli esseri, la connessione con madre natura, delle aree di disconnessione critica con la natura, della propria autodeterminazione, ecc. ecc fino ad arrivare agli aspetti sociali attuali come il livello di conoscenza della verità sui fatti che ci raccontano. Ad esempio quanto è vero quello che ci hanno raccontato di Gheddafi? Siamo consapevoli della vera realtà dell’ISIS?

Alla fine si farà la sommatoria delle linee e si otterrà il primo indicatore della consapevolezza o meglio “il grado di percezione della realtà”.

Poi si riesegue l’operazione per il secondo indicatore della causatività e cioè una persone che viene a conoscenza o percepisce una realtà, cioè ne diventa consapevole, quanto e in che modo trasforma questo in azione ? Ad esempio se una persona diventa consapevole del perché la Nato sparge tonnellate di alluminio nei nostri cieli tutti i giorni, come e quanto trasforma questo in azione concreta per il miglioramento?

Questo esercizio l’ho fatto ed il risultato non è buono.

Ma per fare la prova del 9 sono andato direttamente sui risultati sociali ed ho posto sull’asse x gli effetti dei cambiamenti che sono avvenuti. Mi spiego meglio : le leggi che sono state promulgate in una determinata area quale beneficio o peggioramento hanno portato? La progressiva privatizzazione dell’acqua quale impatto economico, psicologico hanno portato. Hanno condotto una condizione migliore e più libera? Ecc. ecc. Anche in questo caso una linea per area e poi una sommatoria delle linee.

La conclusione alla quale sono arrivato è che il miglioramento non c’è e se qualcuno pensa o sente  in modo diverso io sospetto sia dovuto a degli implant.

Nei prossimi podcast torno sugli implant, in modo molto più serio ed accurato di quanto ho fatto nelle serie precedenti, perché ritengo sia un passo cruciale per aumentare la conoscenza di se stessi e vedere il livello di  disconnessione tra la realtà e la nostra percezione.

Chiaramente, la discrasia tra la realtà e la nostra percezione non è solo determinata dagli implant ma questi ci permettono di iniziare a percepire alcuni meccanismi ed allargare i nostri orizzonti.

Tornando alla definizione degli indicatori voglio fornire del materiale di riflessione raccontando uno degli incontri che ho avuto in questo periodo di ricerca e sperimentazione.

Voglio soffermarmi su una esperienza che mi ha colpito in modo particolare : ho conosciuto l’ultima figlia dei fiori.

Qualcuno si potrà ricordare di quell’esperienza straordinaria delle comuni degli anni sessanta e settanta, nate sulla spinta dei movimenti pacifisti americani per il ritiro dal Vietnam.

La filosofia hippy in Italia ha preso una connotazione molto più politica che in America , ma in ogni caso ha generato esperienze uniche e dirompenti con il passato.

I più giovani ne avranno sentito parlare dai genitori o da qualche nostalgico di quel periodo.

Ebbene, nella ricerca di villaggi disabitati per creare una prima cellula gilanica, ho incontrato una donna ormai anziana e stanca, che contro ogni legge della storia, era rimasta in quel gruppo di case, del centro Italia, che negli anni sessanta, aveva visto nascere e prosperare una comune.

Lei era l’ultima sopravissuta di quella comune. Non che gli altri fossero tutti morti ma erano cambiati, chi era rientrato nella società con un “lavoro normale”, chi era stato preso dalla droga, chi si aggirava ancora nei paraggi ma oramai vittima del vizio dell’alcol. Di certo molto diversi e lontani da quell’ideale rivoluzionario che li aveva fatti diventare abitanti di una comune.

Mentre lei, nonostante la stanchezza e l’età, con il suo sguardo fiero dava un senso a quel gruppo di case oramai decadenti, i suoi occhi trasmettevano ancora una emozione di avventura, e le sue rughe facevano intravvedere un tesoro di informazioni, per chi come me voleva percorrere un sentiero molto simile.

In quelle poche ore che ho vissuto assieme ho cercato di assorbire informazioni in ogni parola, inflessione, movimento. Volevo capire quanto, di quella esperienza, poteva essere duplicato 50 anni dopo, quali errori erano stati commessi e quali correzioni si potevano apportare.

Da ragazzo avevo subito il fascino del movimento hippy, ma non ero mai riuscito a fare una esperienza in una comune. Gli ideali di pace e libertà vissuti ogni giorno con un particolare senso dell’avventura e concretizzati con iniziative di stampa libera, il ritorno alla terra con l’agricoltura biologica, lo sviluppo dell’impresa cooperativa, l’attenzione all’energia alternativa ed il culto dell’essenziale che si rifletteva nei consumi, nei costumi, negli arredamenti ed in ogni attività, erano entrati nella mia vita lasciando un segno, ma ero troppo giovane per potermi lanciare in una esperienza completa.

Quella donna anziana faceva riesplodere i sogni dell’adolescenza con l’autorevolezza di chi ha fatto l’esperienza, e mentre procedeva con i racconti, seppur frammentari, li comparavo con le esperienze che stavo facendo con i “contestatori” del 2015.

Mettevo a confronto da una parte l’esperienza dell’ultima figlia dei fiori con i gruppi ribelli dell’epoca attuale.

Ad esempio comparavo la velocità e la determinazione che decine di persone avevano dimostrato aprendo più comuni e spostandovi con estrema facilità dall’Olanda al centro d’Italia e la difficoltà di mettere assieme nel 2015 4 o 5 persone, per prendere un rustico dividendo le spese ed il lavoro.

Nel primo caso coglievo l’estrema facilità operativa e progettuale, nel secondo il peso di non riuscire ad abbandonare le sicurezze e gli interessi personali.

Nel primo caso avevano convissuto per anni prima di vedere le prime crepe nella comunità, nel secondo non si riusciva ad arrivare al terzo incontro via skype perché il potenziale gruppo era già esploso.

Nel primo caso gli ideali di una vita vicino alla natura con l’essenziale per la sopravvivenza erano vissuti senza ripensamenti, nel secondo caso la differenza tra il volere fare un’esperienza ed il non riuscire a staccarsi dalle comodità emergeva già nel primo incontro.

Con questo non voglio affermare che era tutto oro quello che luccicava negli anni sessanta perché errori come quello di enfatizzare la droga è stato letale per il movimento, vanificando tutto quello che c’era di positivo, ma certamente c’è un abisso tra il livello di libertà raggiunto dai figli dei fiori ed il livello raggiunto dai rivoluzionari della nostra epoca.

Oggi, al massimo, ci possiamo ancora consolare con internet, nella cui rete anche se le vie principali  sono oramai colonizzate e controllate dal modello della dominanza, siti con traffico irrilevante possono avere contenuti liberi. Almeno per ora.

Quindi tornando al risultato dell’analisi fatta : oggi , costituire e vivere in una comunità Gilanica ovvero di stretta cooperazione, è una esperienza impraticabile o comunque rappresenta un livello di difficoltà troppo elevato. Quello che i figli dei fiori facevano con estrema naturalezza e diventato troppo difficile per i loro nipoti.

Dobbiamo registrare questo dato ed adattarci. Il progetto di costruzione di un villaggio Gilanico è definitivamente chiuso ed abbiamo già restituito il denaro che ci era stato affidato per questo obbiettivo.

A questo punto, quale nuova decisione è più corretto prendere?

Dal mio punto di vista dobbiamo abbassare il livello di difficoltà e compiere una azione che sia alla nostra portata. L’encefalogramma della nostra società non è ancora piatta e ci sono molte iniziative interessanti realizzate da singoli individui o piccoli gruppi. Tutti hanno il grosso problema di risorse sia economiche che gestionali e rischiano ogni giorno di chiudere.

Le iniziative toccano varie aree e colgo l’occasione di segnalarne alcune in ordine di importanza.

L’area più importante è la comunicazione quindi segnalo la tv che più di altre sta crescendo pandoratv.it, questa come altre iniziative possono essere sorrette con piccole donazioni o anche diffondendo il loro link in modo da allargare la base degli ascolti.

Un altro sito che da un buon servizio di informazione è byoblu.com di Claudio Messora, che nonostante la visibilità che ha raggiunto non riesce coprire le spese vive e dare una stabilità nel servizio.

Chiaramente potete decidere per altri siti che mantengono viva l’informazione e forniscono dei dati utili per capire cosa sta succedendo nella nostra società, ma non è più possibile rimanere estranei e non fare nulla.

E’ arrivato il tempo che non si può più aspettare, dobbiamo decidere di fare anche una piccola cosa e farla !

Le altre aree importanti sono : le indipendenze energetiche e alimentari, per le quali consiglio il sito ilmondochevoglio.it .

Per quanto riguarda il mio gruppo continuiamo a dedicare tutto il tempo per la crescita personale e spirituale, non più con l’Accademia dato che quest’ultima aveva un senso in funzione della costituzione di un villaggio Gilanico, e, cancellato il relativo progetto, non ha più senso avere una partita iva.

I corsi, i workshop e le sedute continuano sotto il cappello di www.evoluzionementale.it  non più associazione registrata ma gruppo di professionisti e di amici uniti dalla passione della evoluzione mentale e personale e spirituale.

A tal fine abbiamo ridotto drasticamente gli iscritti alla mailing list da 3000 a 200 per poter iniziare a trattare gli argomenti in modo più approfondito.

In altre parole il bollino rosso sarà costante nei prossimi podcast.

Se tu senti questo podcast significa che sei nella lista selezionata e ti chiedo di passare il link solo a persone fidate davvero interessate al cambiamento.

Come ho già anticipato pochi minuti fa, inizierò a trattare gli implant e successivamente   vari meccanismi della mente, nella speranza che la nuova lista ristretta diventi un seme per un vero cambiamento.

Se l’azione concreta di aiuto la vorrai dirigere verso il nostro gruppo ti segnalo che c’è la necessità in molti ambiti : divulgativa, di traduzione dall’inglese e di preparazione di video.

Un abbraccio ed alla prossima